Siamo gli studenti e le studentesse che hanno invaso le piazze, occupato scuole ed università, fatto assemblee al grido “Noi la crisi non la paghiamo!” per la cancellazione delle leggi 137 e 133.
In nome della crisi e della mancanza di denaro il Governo vuole imporci tagli del finanziamento pubblico all'università, alla ricerca e alla scuola, con l'obiettivo di aprire ulteriormente la strada del finanziamento privato e quindi dell'asservimento agli interessi di pochi sui molti. Ma non solo. Se passa questa logica a farne le spese saranno gli studenti che si troveranno a pagare sempre più cara l'istruzione, a dover scegliere tra università di seria A e di serie B in base ai finanziatori privati: A pagare il prezzo saranno i lavoratori della ricerca, della scuola e dell'università.
Noi pensiamo che la nostra battaglia abbia molto in comune con la battaglia di chi difende il proprio territorio e le risorse naturali dalla svendita e dalla devastazione del mercato: che si tratti di inceneritori e discariche, di un treno ad alta velocità, di una base militare o della privatizzazione dell'acqua.
Noi come voi non vogliamo pagare la loro crisi.
Non vogliamo che si regalino miliardi di euro pubblici alle grandi imprese e banche per costruire le grandi opere, discariche ed inceneritori che non servono alla popolazione ma solo a chi le costruisce e le gestisce. I soldi pubblici ai privati e lo sfruttamento del territorio e delle risorse sono uno dei modi in cui le multinazionali cercano di resistere alla crisi.
Noi chiediamo che questi soldi vengano utilizzati per finanziare adeguatamente ricerca, università e scuola.
Noi come voi poniamo un problema di democrazia.
Il territorio e le risorse sono di chi le vive e ne ha bisogno per vivere, così come l'università e la
scuola sono di chi ci lavora e ci studia e non sta al governo decidere di svenderle.
Non possiamo quindi accettare le scelte scellerate fatte sulla nostra pelle, né possiamo accettare che siano soggette al controllo dei privati che hanno come obiettivo il profitto.
Non è un caso che sono tanti gli studenti e le studentesse che hanno partecipato ed attraversato le mobilitazione sui beni comuni: acqua, territorio, energia. E da queste mobilitazioni, come quella
contro le discariche ed inceneritori e per un altro piano rifiuti in Campania, hanno preso spunto sia per la critica al mercato che per le forme di lotta.
Oggi nelle nostre battaglie stiamo sperimentando nuove forme di partecipazione e si affaccia una nuova idea di gestione dei beni comuni: la partecipazione diretta alle scelte che ci riguardano.
Noi come voi ci opponiamo alla repressione. Non si possono fermare le istanze di giustizia e partecipazione con i manganelli, né con gli arresti né con le minacce. Noi come voi siamo vittime delle minacce di un governo sordo e cieco alle istanze democratiche.
Noi come voi, con le nostre mobilitazioni, siamo il miglior antidoto alle derive reazionarie
repressive ed antidemocratiche. Per questo chiediamo di sostenerci e di darci la vostra solidarietà in tutte le forme che riteniate possibili e giuste per il ritiro della legge 133 e 137. Insieme possiamo vincere e rafforzarci a vicenda.
Vogliamo che gli spazi che ci siamo conquistati siano spazi aperti per la discussione pubblica e collettiva. Per questo invitiamo tutte le realtà in lotta per i beni comuni ad attraversare gli spazi dell'università e le sue mobilitazioni, come quella del 7 e del 14 novembre, partecipando in prima persona, organizzando iniziative sui propri temi e mobilitazioni.
Con questo spirito appoggiamo la manifestazione che si terrà sabato 8 novembre a Chiaiano contro la discarica.
Napoli, Orientale Occupata 5/11/2008
Movimento studentesco Campano
In nome della crisi e della mancanza di denaro il Governo vuole imporci tagli del finanziamento pubblico all'università, alla ricerca e alla scuola, con l'obiettivo di aprire ulteriormente la strada del finanziamento privato e quindi dell'asservimento agli interessi di pochi sui molti. Ma non solo. Se passa questa logica a farne le spese saranno gli studenti che si troveranno a pagare sempre più cara l'istruzione, a dover scegliere tra università di seria A e di serie B in base ai finanziatori privati: A pagare il prezzo saranno i lavoratori della ricerca, della scuola e dell'università.
Noi pensiamo che la nostra battaglia abbia molto in comune con la battaglia di chi difende il proprio territorio e le risorse naturali dalla svendita e dalla devastazione del mercato: che si tratti di inceneritori e discariche, di un treno ad alta velocità, di una base militare o della privatizzazione dell'acqua.
Noi come voi non vogliamo pagare la loro crisi.
Non vogliamo che si regalino miliardi di euro pubblici alle grandi imprese e banche per costruire le grandi opere, discariche ed inceneritori che non servono alla popolazione ma solo a chi le costruisce e le gestisce. I soldi pubblici ai privati e lo sfruttamento del territorio e delle risorse sono uno dei modi in cui le multinazionali cercano di resistere alla crisi.
Noi chiediamo che questi soldi vengano utilizzati per finanziare adeguatamente ricerca, università e scuola.
Noi come voi poniamo un problema di democrazia.
Il territorio e le risorse sono di chi le vive e ne ha bisogno per vivere, così come l'università e la
scuola sono di chi ci lavora e ci studia e non sta al governo decidere di svenderle.
Non possiamo quindi accettare le scelte scellerate fatte sulla nostra pelle, né possiamo accettare che siano soggette al controllo dei privati che hanno come obiettivo il profitto.
Non è un caso che sono tanti gli studenti e le studentesse che hanno partecipato ed attraversato le mobilitazione sui beni comuni: acqua, territorio, energia. E da queste mobilitazioni, come quella
contro le discariche ed inceneritori e per un altro piano rifiuti in Campania, hanno preso spunto sia per la critica al mercato che per le forme di lotta.
Oggi nelle nostre battaglie stiamo sperimentando nuove forme di partecipazione e si affaccia una nuova idea di gestione dei beni comuni: la partecipazione diretta alle scelte che ci riguardano.
Noi come voi ci opponiamo alla repressione. Non si possono fermare le istanze di giustizia e partecipazione con i manganelli, né con gli arresti né con le minacce. Noi come voi siamo vittime delle minacce di un governo sordo e cieco alle istanze democratiche.
Noi come voi, con le nostre mobilitazioni, siamo il miglior antidoto alle derive reazionarie
repressive ed antidemocratiche. Per questo chiediamo di sostenerci e di darci la vostra solidarietà in tutte le forme che riteniate possibili e giuste per il ritiro della legge 133 e 137. Insieme possiamo vincere e rafforzarci a vicenda.
Vogliamo che gli spazi che ci siamo conquistati siano spazi aperti per la discussione pubblica e collettiva. Per questo invitiamo tutte le realtà in lotta per i beni comuni ad attraversare gli spazi dell'università e le sue mobilitazioni, come quella del 7 e del 14 novembre, partecipando in prima persona, organizzando iniziative sui propri temi e mobilitazioni.
Con questo spirito appoggiamo la manifestazione che si terrà sabato 8 novembre a Chiaiano contro la discarica.
Napoli, Orientale Occupata 5/11/2008
Movimento studentesco Campano
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