lunedì 24 agosto 2009

Una lunga scia di sangue e di odio

Una lunga scia di sangue e di odio



C'è veramente da chiedersi se li ammazzino per gioco, o per chissà cos'altro...

Forse lo fanno per dimostrare qualcosa a qualcuno e partecipare ad uno dei primi gradi dell’iniziazione camorristica.
Le storie degli immigrati uccisi, picchiati, derubati ed umiliati sono una immagine che non ingiallisce mai delle terre di nessuno di Napoli e Caserta, lungo il litorale dell’hinterland napoletano, che non si sa mai dove finisce…
Sono i nostri eterni “fratello figlio unico” della canzone di Rino Gaetano, personaggi reali, in carne ed ossa, volti che significano qualcosa per qualcuno…e niente altro che numeri invece, ombre e sagome di cartone per gli atti giudiziari, per le cronache dei quotidiani, che nella migliore delle ipotesi si sforzano di disegnare un paio di occhi ed un naso solo qualche giorno dopo l’ennesima notizia fasulla, solo dopo che è diventato evidente ormai che non si trattava per niente di una "rapitrice di minore", che non era uno spacciatore, che non era un ladro e chissà cos’altro, che “dagli esami balistici e dalle videocamere è evidente che è stato colpito per errore” (come se per la camorra si possa concepire l’errore…), che “sì, effettivamente è stata investita da un’auto pirata” .
A volte ricordarsi di non dimenticare è come riempire un album, una scia di cronache di morti e tragedie che raramente si può comprendere, perché, una volta disumanizzate le persone, che spazio può più occupare la speranza che quelle vite si portavano con sé?
E’ come accarezzare una vecchia cicatrice…
Avevo 18 anni quando morì Jerry Essan Masslo, il 24 agosto del 1989. Era fuggito dal Sudafrica, che per noi era quello che cantava Peter Gabriel in “Biko”, e trovò l’Apartheid a Villa Literno.
I balordi che lo uccisero per poche migliaia di lire gli restituirono la dignità che questo paese non è stato in grado di dare a lui ed a tanti altri…la sua morte aprì gli occhi all’Italia.
Scoprimmo l’immigrazione, anche come impegno, in tanti e tante. E quel suo volto, una delle poche foto che abbiamo di questo ragazzo, continua ancora a significare il volto degli invisibili che ci passano accanto, che arrivano in Terra di Lavoro per un incidente di percorso nel loro lungo viaggio.
Prima di Jerry Essan Masslo gli immigrati morivano in silenzio, ombre di ombre, i cui nomi erano impronunciati, come Fouad Khaimarouni, morto il 17 agosto 1987 cadendo da un palazzo in costruzione a Villa Literno, come Gido Sanson Fulgano, ucciso il 13 ottobre dello stesso anno da un metronotte che lo aveva preso per un ladro.
Scoprimmo di lì a poco, con stupore, che la camorra si serviva di alcuni immigrati per il traffico di droga, carne da macello che veniva falciata a raffiche di Uzi durante le faide tra i La Torre ed i casalesi, come accadde nella strage di Pescopagano il 24 aprile del 1990 in un bar frequentato da immigrati, cinque morti e sette feriti, tra cui Alfonso Romano, un imbianchino che stava bevendo una birra e che nei giorni precedenti era comparso in un filmato della Rai, dove chiedeva la testa degli extracomunitari.
Tra il 1993 ed il 1994 abbiamo poi assistito, mentre incominciava ad organizzarsi il movimento antirazzista, al pogrom di Villa Literno ed alla caccia all’immigrato scatenatasi sul litorale domizio, quando gli immigrati venivano presi a fucilate dalle auto in corsa, e qualcuno di noi forse ricorderà ancora il consigliere comunale Luigi Russo di Castelvolturno che inneggiava alla pulizia etnica.
La notte di Castelvolturno veniva illuminata dai roghi delle auto degli immigrati seguite dalle telefonate anonime alla polizia, e così finirono sotto processo alcuni personaggi della famiglia Gravante che fittava le case per le vacanze estive e che “a causa degli immigrati” reagiva alla crisi di un litorale costruito male, inquinato ed abbandonato alla camorra. Inutile dire che questi signori e signore furono condannati solo per danneggiamento senza l’aggravante dell’odio razziale.
Quattro ragazzi rumeni di cui non ho trovato traccia dei loro nomi, nell'estate del 2005, colpiti a martellate e poi investiti da un’auto lungo via Circonvallazione a Casal di Principe per 150 euro, in fin di vita raccontarono ai Carabinieri dopo il ricovero a Pineta Grande quello che era stato fatto loro. Furono arrestati due incensurati, un pizzaiolo di 26 anni di San Marcellino ed un Carpentiere di 19 anni di Casal di Principe, trovarono anche l’auto che passò più volte sui corpi dei quattro rumeni che hanno avuto la forza di mandare in carcere i loro carnefici...quattro uomini che non abbiamo mai conosciuto, a cui dire grazie.
E non è mai finita..fino ad oggi.
E devo ricordarmi di non dimenticare...per restituire un volto ai tanti morti di odio razziale e camorrista, dilaniati dall’indifferenza, per dare un volto a Slavica Djordjevic, a Zanre Passim morto ieri, a Petru Birlandeanedu e Ibrahima Diop, ed ancora Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams, El Hadji Ababa, Samuel Kwako, Jeemes Alex e Joseph Ayimbora che ha avuto la forza di riconoscere gli assassini.
Per restituire un volto ed un sorriso ad un ombra, come quella di Job Augustine, morto in ospedale a Giugliano, nel 2005, dopo cinque giorni di coma per essere stato gambizzato da un italiano che non è stato nemmeno possibile mettere sotto indagine.
Job Augustine, il cui vero nome era Moussa Munkaila, era un cittadino del Niger, uno dei paesi più poveri al mondo, sconvolto da una terribile carestia. Quando fece domanda di asilo politico aveva dichiarato di essere della Liberia, paese che in quel periodo era in guerra civile, perchè gli avevano detto che così sarebbe stato più facile poter rimanere in Italia, perchè non avrebbero potuto espellerlo. Aveva dato false generalità alla Polizia scegliendosi il nome Job (lavoro), forse perchè la sua speranza era quella di trovare un lavoro, tutto ciò che resta in qualche archivio della Polizia di questo paese per restituire una traccia di quella speranza andata perduta.
Per ricordare di non dimenticare Jerry Essan Masslo a venti anni dalla sua morte, e per tutti gli invisibili...saremo al cimitero di Villa Literno, il 25 agosto, alle ore 10...ed il mio augurio è che si ricominci un nuovo cammino.

Emiliano Di Marco - Assopace Napoli

Nessun commento: